Sunday 8 September 2013

amici miei

Allora allora allora, amici miei lettori appassionati, qui il tempo si sta finalmente mettendo al fresco e si e’ rivista l’amica pioggia quindi, se mi va, me ne vado da Gerry, Leona, Q. e Greg all’Irish Film Institute, e mi vado a vede e The great beauty di Sorrentino. Sul quale ho letto pareri assolutamente discordanti da parte di Andrea Spinelli, si anche se manderebbe all’ Oscar Tornatore che non ho visto,  e Francesco Gentiloni,  assolutamente no. Pareri opposti, stimo immensamente tutti e due. A Zaccagnini, non ai posteri, l’ardua sentenza. Certo, This must be the place e il suo spiegare Fellini non depogono affatto a suo favore ma Paolo Sorrrentino e’ una persona molto divertente, intelligente e simpatica. Ma e’ italiano. Deve fare molte cose. Tutti, e mi pare si veda, in Italia devono fare. Non percepisco esattamente cosa, e con me il mondo intero,  ma devono tutti farla questa cosa. E il lavoro che fanno. Sbagliato. Una volta giornalista sempre giornalista, e il posto dove ho lavorato debordava, e deborda ancora credo, di gente che deve fare molte, moltisisme cose. Comunque Sorrentino, che ricordo sorridente con figlio al cinema Royal  a vedere il suo magnifico  Il Divo in un pomeriggio agostano dal caldo terribile, ha fatto uno dei film italiani piu’ belli di sempre. In assoluto e senza storie.  E il cui dvd conservo gelosamente, che credo segno’ la sua prima esperienza di collaborazione con Toni Servillo, Signor Attore. Un uomo a meta’, mezzo tempo dedicato alla vita e alla tragica morte del Mio Capitano, Agostino  Di Bartolomei, e l’altra al defunto e grande Franco Califano. Due uomini veri. Che pagarono, uno con la vita  e l’altro con il carcere, i loro credi. E, credetemi, non e’ facile non rinnegare le proprie idee e convinz ioni. Soprattutto in certe ambienti. E ricordatemi, un giorno, di raccontarvi l’aneddoto sulla mia barba. Si, ahime’, io porto la barba. Obsoleta come il sottoscritto. Lasciatemi dire al sinor Servillo che qui al film l’Irish Times ha dato 5 stelle su cinque, che Sorrentino per certi tratti e’ stato paragonato  a Federico Fellini e lui a Marcello Mastroianni, lasciate che giudichi da solo, e che e’ maestro della recitazione che io chiamo ”a levare”. Eduardo De Filippo, Turi Ferro, Salvo Randone, tuttti attori che parlavano con gli occhi, il volto, le espressioni. Come gli antichi attori greci e romani. Ogni giorno ringrazio e saluto qualcuno, poi no, sempre nella speranza di poter mandare il pezzo, quindi grazia Rita, grazie per ieri, oggi e domani, grazie per l’offerta d’aiuto che, conoscendomi assai bene, cadrebbe rovinosamente nel vuoto. Patrizietta, la Puffa che tu conosci, nemmeno ci ha provato a cercare di aiutarmi, sa chi sono e cosa sono. Un pezzo di marmo, ovviamente di Carrara vista la mia fede politica, “ma sempre de marmo sei, a Zaccagni’”. E che nun ce lo so’, a puffa? Eppoi Elisabetta, Betta,  Malvagna, la piu’ bella e  brava che ci sia, con  me protagonista sanremese di un derby indimenticabile protagonista uno dei tanti che Rosella Sensi, Bruno Conie Daniele Prade’ non erano da A.S.Roma, Vincenzo  Montella. Madre, moglie, di Bendetto,  e collega encomiabile ed semplare. Che ha chiesto per me un’Oscar, il sanlorenzino Roberto avrebbe subito aggiunto “da bbagno, ‘n fronte”. Elisabe’, ma che te sei ‘mpazita? Elisabetta, non scherziamo, parliamo d’altro e organizza i fans. Legioni, mi raccomando. E Annarita e Stefania, impagabii nella loro amicizia e serieta’. Vorrei,  ma non posso, dispiegare tutto me stesso ma la tecnologia, la tecnologia...E Cerruti Giovanni, non Gino. “Il suo nome e’”   Giornalista. Forza della natura. L’ironia fatta persona. Come l’amicizia  e la simpatia. Il Festival di Sanreo si ricorda ancora di noi. Direte voi, ma che fa questo?  Ringrazia? So’ tutti belli, boni e bravi, ma quanno mozzica? Mozzico quanno devo da mozzica’, chi non sa il dialetto romano, quello di Belli, Trilussa e Pascarella, si adegui. Ora non ditemi come rispondervi perche’ allo stato attuale delle cose piu’ che scrivere non posso. Vari maghi del computer si sono offerti anche dalla madre patria ma mi sembra eccessivo. Grazie per i tanti messaggi, magari quelli firmati con pseudonimi si appalesassero... che  nun ve mozzico, a belli. Comunque il Direttore, Roberto D’Agostino, mi fa scrivere, mi ha chiesto di segnalargli pezzi interessanti dalla stampa internazionale, ha pubblicato subito l’intervista alla guardia dlel corpo, 96 anni e morot recentemente,  di Hitler, e quindi se guardete ogni tanto spunto. Come un fungo. Grazie alla pioggia celtica. E poi fate bene perche’ Dagospia vi invorma. Ripeto, vi informa. Mi posso  dimenticare un mitico proto del posto dove ho lavorato, Luigi Pasqualetti, detto Giggi e padre di Franco, cuore di Garbatella che da giovane impazzava nell’allora foltissima tipografia con l’idrante per gli incendi, e altro ancora, scatenando risate, e altro? E un pensiero va a Silvano Rizza, che a 90 anni se ne e’ andato. Diceva che lui non andava mai ai funerali e sarebbe stato solo al suo. E’ stato di parola. Come sempre. C’e’ un famoso libro di fantascienza il cui titolo recita “la luna e’ una severa maestra”. Ecco, Silvano Rizza era, e’ stato un severo maestro. Che aveva fatto l’Italia dopo  la tragedia dela seconda guerra mondiale. E per me persona indimenticabile. Aveva scitto un piccolo libro, copertine rosa e verdino, in cui spiegava, preciso e  succinto  e senza fare nomi, il lavoro del Giornalista e come non si doveva assolutamente scrivere un pezzo . E li’ cito’aveva citato un nome:  Paolo Zaccagnini. Grazie, Silvano. Ho imparato la lezione. Magari non la scrittura e la punteggiatura, come volevi  te, ma l’essere Giornalista. Sacerdote, il piu’ laico e libero possibile. Poi, ultimo saluto tanto per dimostrare che esistono amici longevi e veri, ad  Antonio & Guido. E Maris e Rossella. Con Antonio e Guido, e Maris che poi li ha sposati ed era molto brava e diligente, abbiamo frequentato l’istituto di ragioneri  Maffeo Pantaleoni,  alla succursale del Villaggio Olimpico, da me interrotta per rovinosa bocciatura al quarto anno causa la miseria matematica che si trascina in me da quei giorni. Amici veri. Tre fratelli. Amicizia cementata anche dalla partite a palletta, di Caccetta e che portavo io, che facevamo in fondo alla grande aula dove facevamo i compiti in classe e dove il severo professor Vitali, occhiali, baffetto da roditere e dita gialleper la nicotina, ci piazzava per non disturbare chi faceva il compito in classe visto che per lui noi tre eravamo persi. Antonio dottore, con tre specializzazioni, Guido analista ed esperto finanziario, Paolo giornalista. Non ci e’ andata poi cosi’ male, professore. Bene, Antonio e Guido, che non sentivo e vedevo da dopo l’acquisizione del diploma di ragioniere, hanno smosso mari, monti, oceani , Alpi e Cordigliera ma alla fine mi hanno rintracciato. E a novembre scorso sono venuti a trovare il malandato Zacca. Fratelli allora e fratelli oggi. Fratelli sempre. Ora mi preparo per il mio omonimo, Paolo, quindi, tecnologia permettendo, ci leggeremo. Siete pazientissimi. E bellissimi . Nun ve mozzico, ve vojo bbene 

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