Allora allora
allora, amici miei lettori appassionati, qui il tempo si sta finalmente
mettendo al fresco e si e’ rivista l’amica pioggia quindi, se mi va, me ne vado
da Gerry, Leona, Q. e Greg all’Irish Film Institute, e mi vado a vede e The
great beauty di Sorrentino. Sul quale ho letto pareri assolutamente discordanti
da parte di Andrea Spinelli, si anche se manderebbe all’ Oscar Tornatore che non
ho visto, e Francesco Gentiloni, assolutamente no. Pareri opposti, stimo immensamente
tutti e due. A Zaccagnini, non ai posteri, l’ardua sentenza. Certo, This must
be the place e il suo spiegare Fellini non depogono affatto a suo favore ma
Paolo Sorrrentino e’ una persona molto divertente, intelligente e simpatica. Ma
e’ italiano. Deve fare molte cose. Tutti, e mi pare si veda, in Italia devono
fare. Non percepisco esattamente cosa, e con me il mondo intero, ma devono tutti farla questa cosa. E il lavoro
che fanno. Sbagliato. Una volta giornalista sempre giornalista, e il posto dove
ho lavorato debordava, e deborda ancora credo, di gente che deve fare molte,
moltisisme cose. Comunque Sorrentino, che ricordo sorridente con figlio al
cinema Royal a vedere il suo magnifico Il Divo in un pomeriggio agostano dal caldo
terribile, ha fatto uno dei film italiani piu’ belli di sempre. In assoluto e
senza storie. E il cui dvd conservo
gelosamente, che credo segno’ la sua prima esperienza di collaborazione con
Toni Servillo, Signor Attore. Un uomo a meta’, mezzo tempo dedicato alla vita e
alla tragica morte del Mio Capitano, Agostino Di Bartolomei, e l’altra al defunto e grande
Franco Califano. Due uomini veri. Che pagarono, uno con la vita e l’altro con il carcere, i loro credi. E,
credetemi, non e’ facile non rinnegare le proprie idee e convinz ioni. Soprattutto
in certe ambienti. E ricordatemi, un giorno, di raccontarvi l’aneddoto sulla
mia barba. Si, ahime’, io porto la barba. Obsoleta come il sottoscritto.
Lasciatemi dire al sinor Servillo che qui al film l’Irish Times ha dato 5
stelle su cinque, che Sorrentino per certi tratti e’ stato paragonato a Federico Fellini e lui a Marcello
Mastroianni, lasciate che giudichi da solo, e che e’ maestro della recitazione
che io chiamo ”a levare”. Eduardo De Filippo, Turi Ferro, Salvo Randone, tuttti
attori che parlavano con gli occhi, il volto, le espressioni. Come gli antichi
attori greci e romani. Ogni giorno ringrazio e saluto qualcuno, poi no, sempre
nella speranza di poter mandare il pezzo, quindi grazia Rita, grazie per ieri,
oggi e domani, grazie per l’offerta d’aiuto che, conoscendomi assai bene,
cadrebbe rovinosamente nel vuoto. Patrizietta, la Puffa che tu conosci, nemmeno
ci ha provato a cercare di aiutarmi, sa chi sono e cosa sono. Un pezzo di
marmo, ovviamente di Carrara vista la mia fede politica, “ma sempre de marmo
sei, a Zaccagni’”. E che nun ce lo so’, a puffa? Eppoi Elisabetta, Betta, Malvagna, la piu’ bella e brava che ci sia, con me protagonista sanremese di un derby
indimenticabile protagonista uno dei tanti che Rosella Sensi, Bruno Conie
Daniele Prade’ non erano da A.S.Roma, Vincenzo Montella. Madre, moglie, di Bendetto, e collega encomiabile ed semplare. Che ha
chiesto per me un’Oscar, il sanlorenzino Roberto avrebbe subito aggiunto “da
bbagno, ‘n fronte”. Elisabe’, ma che te sei ‘mpazita? Elisabetta, non
scherziamo, parliamo d’altro e organizza i fans. Legioni, mi raccomando. E
Annarita e Stefania, impagabii nella loro amicizia e serieta’. Vorrei, ma non posso, dispiegare tutto me stesso ma la
tecnologia, la tecnologia...E Cerruti Giovanni, non Gino. “Il suo nome e’” Giornalista. Forza della natura. L’ironia
fatta persona. Come l’amicizia e la
simpatia. Il Festival di Sanreo si ricorda ancora di noi. Direte voi, ma che fa
questo? Ringrazia? So’ tutti belli, boni
e bravi, ma quanno mozzica? Mozzico quanno devo da mozzica’, chi non sa il
dialetto romano, quello di Belli, Trilussa e Pascarella, si adegui. Ora non
ditemi come rispondervi perche’ allo stato attuale delle cose piu’ che scrivere
non posso. Vari maghi del computer si sono offerti anche dalla madre patria ma
mi sembra eccessivo. Grazie per i tanti messaggi, magari quelli firmati con pseudonimi
si appalesassero... che nun ve mozzico,
a belli. Comunque il Direttore, Roberto D’Agostino, mi fa scrivere, mi ha
chiesto di segnalargli pezzi interessanti dalla stampa internazionale, ha
pubblicato subito l’intervista alla guardia dlel corpo, 96 anni e morot
recentemente, di Hitler, e quindi se
guardete ogni tanto spunto. Come un fungo. Grazie alla pioggia celtica. E poi
fate bene perche’ Dagospia vi invorma. Ripeto, vi informa. Mi posso dimenticare un mitico proto del posto dove ho
lavorato, Luigi Pasqualetti, detto Giggi e padre di Franco, cuore di Garbatella
che da giovane impazzava nell’allora foltissima tipografia con l’idrante per
gli incendi, e altro ancora, scatenando risate, e altro? E un pensiero va a Silvano
Rizza, che a 90 anni se ne e’ andato. Diceva che lui non andava mai ai funerali
e sarebbe stato solo al suo. E’ stato di parola. Come sempre. C’e’ un famoso
libro di fantascienza il cui titolo recita “la luna e’ una severa maestra”.
Ecco, Silvano Rizza era, e’ stato un severo maestro. Che aveva fatto l’Italia
dopo la tragedia dela seconda guerra
mondiale. E per me persona indimenticabile. Aveva scitto un piccolo libro,
copertine rosa e verdino, in cui spiegava, preciso e succinto
e senza fare nomi, il lavoro del Giornalista e come non si doveva assolutamente
scrivere un pezzo . E li’ cito’aveva citato un nome: Paolo Zaccagnini. Grazie, Silvano. Ho imparato
la lezione. Magari non la scrittura e la punteggiatura, come volevi te, ma l’essere Giornalista. Sacerdote, il piu’
laico e libero possibile. Poi, ultimo saluto tanto per dimostrare che esistono
amici longevi e veri, ad Antonio &
Guido. E Maris e Rossella. Con Antonio e Guido, e Maris che poi li ha sposati
ed era molto brava e diligente, abbiamo frequentato l’istituto di ragioneri Maffeo Pantaleoni, alla succursale del Villaggio Olimpico, da me interrotta
per rovinosa bocciatura al quarto anno causa la miseria matematica che si
trascina in me da quei giorni. Amici veri. Tre fratelli. Amicizia cementata
anche dalla partite a palletta, di Caccetta e che portavo io, che facevamo in
fondo alla grande aula dove facevamo i compiti in classe e dove il severo
professor Vitali, occhiali, baffetto da roditere e dita gialleper la nicotina,
ci piazzava per non disturbare chi faceva il compito in classe visto che per
lui noi tre eravamo persi. Antonio dottore, con tre specializzazioni, Guido
analista ed esperto finanziario, Paolo giornalista. Non ci e’ andata poi cosi’
male, professore. Bene, Antonio e Guido, che non sentivo e vedevo da dopo l’acquisizione
del diploma di ragioniere, hanno smosso mari, monti, oceani , Alpi e Cordigliera
ma alla fine mi hanno rintracciato. E a novembre scorso sono venuti a trovare
il malandato Zacca. Fratelli allora e fratelli oggi. Fratelli sempre. Ora mi
preparo per il mio omonimo, Paolo, quindi, tecnologia permettendo, ci leggeremo.
Siete pazientissimi. E bellissimi . Nun ve mozzico, ve vojo bbene
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