Blue Jasmine e’
un gran bel film, Woody Allen e’ tornato ad essere un signor regista e Cate
Blanchett e’ un signora attrice. Io non conto niente pero’ vi dico che Blue
Jasmine e’, ripeto, un gran bel film.
Visto ieri e non sabato. Assai piu’
profondo di quanto possa sembrare. Perche’ mostra, tra battute sorrisi, la faccia piu’ sordida e terribile e
attualissima del capitalismo. Mi dispiace per gli zuzzurelloni e i critci
militanti, troppi davvero, ma questo e’ un signor film politico. No, non di
quelli che ti lasciano con l’amaro in bocca, la testa pensante e i testicoli
doloranti: assolutamente no. Le risate ci sono tutte, i personaggi anche –
Woody Allen ha sempre avuto grande occhio e sensibilita’ nel formare i cast e
questo e’ semplicemente straordinario – e anche la storia. E che storia. Certo,
viene presentato come il miglior Allen , ed e’ vero, pero, la critica alla
societa’ Usa e getta e’ durissima.
Potentissima. Violentissima. Ed e’ una
critica giusta e sacrosante, figlia di quell’”edonismo reaganiano” che aveva
individuato anni e anni fa Roberto. D’Agostino. In fondo centinaia di milioni e
milioni si e’ ridotti come l’ultima sceaa del film. Come non ridurcisi?
Leggendo, tenendosi informati - intendo informati seriamente e non solo sapere
delle nuove scarpe pazze di Carolina di Monaco, dei capelli, ora biondi, di Kim
Kardashian (chi era costei?) o dei tre Teleratti (chi sono costoro?) assegnati
a Barbara D’Urso - notizie che al
disoccupato, al cassintegrato, al pensionato, allo sfrattato, agli sfruttati e
ai disperati tutti, anche a quelli emigrati, non interessa minimamente e non
porta un’euro in tasca. Detto di Allen e
dell’algida Cate Blanchett oggi vorrei,
scusate ma qui si parla anche di libri,
dire due cose di Umberto Lenzi. E chi e’
Umberto Lenzi? Uno dei registi che ha fatto grande il cinemad i genere
italiano,amirato eriverito all’estero ma, ahime’, non nel Paese dove e’nato.
Roma a mano armata, La banda el Gobbo,
Milano odia: la polizia non puo’ sparere, Napoli vioenta, Il grande
attacco, Contro quattro bandiere,
Orgasmo, Paranoia, Sette orchidee macchiate di rosso sono solo alcuni dei titoli che lo hanno fatto
idolatrare da gente come Tim Burton, Quentin Tarantino e Jo Dante, per
intenderci, non stitici esteti tendenti al nudo e oltre. Bene, Lenzi aveva
pubblicato 5 romanzi giali e ora il
primo viene riproposto dalla collana del Giallo Mondadori ora diretta da
Maurizio Costanzo. Che, con la riproposizione di Lenzi, per me ha fatto davvero
lo Show. Delitto a Cenecitta’ si svolge a Roma nel ’40 protagonista l’ex commissario Bruno Astolfi , ora
investigatore privato con pochissime lire, epurato dalla polizia fascista
perche’ antifascista. La stessa storia, quasi, del commissario De Vincenzi,
indimenticabile in tv nei panni di Paolo Stoppa , con epilogo tragico perche’
l’autore, il giornalista Augusto De angelis, venne picchiato a morte dai
nazifascisti. Astolfi, epurato, non ha
perso il suo fiuto. Non dico altro se non che tra i protagonisti ci sono Ovaldo
Valenti e Luisa Ferida, fucilati nel ’45 dai Partigiani. il libro e’
estremamente documentato, gradevole ed intricato. Speriamo solo che Costanzo
continui nel suo Show e ripriponga anche Terrore ad Harlem, Morte al Cinevillaggio, Scalera di sangue e
Spiaggia a mano armata. Riguardo alle indagini
poliziesche durante gli anni del Fascismo, non quelle scritte durante il
regime, segnalo i libri della piemontese
Gianna Baltaro col suo commissario Martini, dandy dannunziano quasi - credo
pubbblichi per una casa editrice piemontese – che e’ arrivato a 15 avventure.
Poi non dimenticatevi dei primi tre libri, protagonista il commissario De
Luca, di Carlo Lucarelli ed editi da
Sellerio, la cui trasposizione televisiva, De Luca era interperato da
Alessandro Preziosi, non rese minimamente il pathos e la tensione della pagina
scritta. Per il resto come va? Ringalluzziti, eh, vecchi/ie e giovani
lupacchiotti/e? Avete passato una bella serata? Avete visto quelle cinque
stelle brillare lassu’ nel cielo sopra l’ Olimpico? Che bella giornata oggi,
anche se qui e’ grigio. Bellissima. Meravigliosa. Stupenda. Superba. Unica
Monday 30 September 2013
Friday 27 September 2013
Il grande giorno,
cosi’ sembra viste le recensioni unanimi, si avvvicna. Domani all’IFI, Irish
Film Institute, Blue Jasmine di Woody Allen con Cate Blanchett, la faccia bella
dell’Australia. . No, no, no, non From Rome with love. Assolutamente. Solo Pene
lope Cruz. Sono contento che La grande bellezza corra per l’Oscar, e che Marco
Giusti abbia concordato con me che e’ un film estremamente bello. Felliniano? E
da qundo in qua fellliniano e’ un’insulto, eh? E sarei oltremodo felice che
Antonio “Toni” Servillo, beneventano se
non erro, si portasse a casa l’Oscar come miglior interprete. Per mostrare agli
“attori americani”, e non solo a quelli,
cosa vuol dire la recitazione. Per mostrare l’altra faccia del’Italia, quella
che non piega la testa. Mi scuso con i colleghi Elisabetta Malvagna e Andrea
Scarpa che hanno scritto cose molto belle riguardo al sottoscritto ma, lo sanno
perche’ abbiamo lavorato spessissimo insieme,
Paolo Zaccagnini e il computer
non sono Fred Astaire & Ginger Rogers e quindi i commenti e i saluti
che volevo scambiare con loro non li scambio
e li saluto. Insieme alla mia piccola, saggia guida, Patrizietta, la Potente
Puffa, che mi dici che mi ha mandato un commmento ma io non l’ho ricevuto. Comunque,
credo, qualche risposta la devo pure
aver data, o almeno cosi’ dicono i comandi.
Avviso ai lettori, fulmineo: Police, il nuovo libro poliziesco di Jo Nesbo, e’
folgorante, forse uno dei suoi libri migliori. Visto anche il precedente volume
lo aveva visto morto. Quasi. Come potrete leggere in Police. E non dico altro.
Mi dicono che devo scrivere poco, voi cosa ne dite? Fatemelo sapere, ho sempre
dato retta al giudizio dei lettori. Anche quando si facevano violenti. Molto. A
tal proposito vi lascio con un’episodio, uno solo. Concerto dei Queen
riformati, senza il defunto Freddy Mercury e il bassista John Deacon che non ha
mai voluto prender parte a certe lugubri baggianate dopo la tragica dipartita di Frederick Bulshara.
Concerto infamante, orribile, terribile, con il sostituto di Mercury - Paul
Rodgers, ex cantante dei Free e dei Badfinger
nonche’ compagno e sodale di pub e di freccette di May – che vestito tutto di cuio
nero vista la stazza sembra un suino in
lutto. Qui non faccio paragoni scenici e vocali. Grandissimo trionfo. Non per
me. Maciullo e massacro, sbudello e squarto. Scrivendo che con quel nome i
Queen dovevano fare la fine della regina Maria Antonietta, cioe’ ghigliottinati.
Al che mimi ritrovo in redazione, arrivata
visto l’aspetta nozzafiato, due grndi occhi azzurri e una mise estiva che lasciava poco all’immaginazione,
una stupenda ragazza bruna, con amica gigantesca e carina al suo fianco, che prima
mi insulta pesantemente pi mi tira addosso di tutto. Scanso e scappo ma lei
cerca di prendermi a sediate e altro. Perche’? Lesa Queen-esta’. Perdo il mio
tempo a cercar di calmarla in una redazione sottospra , soprattutto lei ma anche
il simpatico mastodonte amica sua, intavoliamo un’animata discussione, che si
fa sempre meno animata e lunga. Risultato? Lavorava, con l’amica, in un negozio
di scarpe da donna a via del Corso, mi disse che se volevo potevo mandare
qualche amica a comprare da loro che le avrebbero fatto un grandissimo sconto.
Cosa puntuamente avvenuta. Di parola. Tostissime, soprattutto la bellissima, ma
di parola. A domani, speriamo
Monday 9 September 2013
Sorrentino
Grande
film. Grande film che fa onore all’Italia. Bravo Sorrentino. Ma prima di
dilungarmi, e lo faro’ perche’ amo scrivere di cose che amo, su questa opera
cinematografica magnifica fatemi informarvi. L’ ho letto sui giornali e so che
vi fa piacere essere informati. Mario Balotelli dormiva quando a Coverciano e’
arrivata in visita il mistro nato in Congo, poi ha mandato un messaggio di
scuse, Carla Bruni ha rimbrottato il fotografo ch la immortalava mentre fumava,
Rihanna all’aereoporto di New York si e’ presentata in tuta mimetica, Lady Gaga
a Londra ha mangiato un’hamburger indossando un reggiseno rosa, Luciano Ligabue,
53 anni, si e’ sposato per la seconda volta, e quindi auguri a lui, alla moglie
Barbara e alla prima moglie Donatella, Naomi, Naomi Campbell ha sfilato di
nuovo a New York. E Memet Ozil, giocatore tedesco di origine turca, e’ passato
dal Real Madrid all’Arsenal di Londra, ha dichiarato che ci sarebbe andato
gratis e a piedi, ha lasciato la squadra spagnola perche’ lo riprendeva circa la
sua storia d’amore con Aida Yespica: 18 mila euro spesi per l’aereo privato ogni
volta, ogni 18 giorni, che andava a trovarla, a Parigi o a Milano. L’amor non si
ferma, nulla lo puo’ bloccare. Pensate a Romeo e Giulietta, Lancillotto e
Ginevra, Paolo e Francesca, Tristano e Isotta. Salvato, tornato a casa dopo il
film dal giovane mago Justin relatvamente al pezzo di iei ecco, come promesso,
che vi dico la mia, ecchissenefrega nun coo metti, su La grande bellezza. Mai
titolo fu piu’ azzeccato. Mai storia fu piu’ vera. Io, non volendo, quella vita
l’ho dovuta vivere occupandomi di spettacolo e posso assicurare che Paolo
Sorrentino ha visto giusto. Una storia semplice quanto cruda e impeccabile e
infernale e tragica e vuota. Con un dialogo memorabile che vorrei avere qui con
me e sempre consultare. Si’, Sorrentino ama molto Fellini – i volti, i corpi,
religiosi e religiose, la giraffa alla Basilica di Massenzio e poi non dico
altro – cosi’ come l’amico Moretti, Giovanni “Nanni” che lo volle in una scena
de Il caimano. Carlo Buccirosso e Iaia Forte, partenopei e tutteduesuperbi, in
macchina tra le prostitute e’ una dotta citazione/rielaborzione da Ecce bombo.
Non dica di no Sorrentino perche’ sul Lungotevere accanto al Convitto Nazionale,
mi pare si chiami della Vittoria, dove girammmo la scena in notturna c’ero anche
io a vedere come veniva girata. Un film, La grande bellezza,ecco, mi ha reso
orgoglioso di essere nato a Roma, e tifoso dell’A.S.Roma. Con pecche, certo, m
sempre un grandisismo film. La Ferilli spende tutti i suoi soldi in medicine, il
padre non sa dove mette i soldi, poi, nuda, more o scompare. Finale di parte
aperto o caos vero e incomprensibile? Perche’ invece delle chiacchiere e
chiacchiere sulla citta’ Roma e il Paese Italia il film e’ un’omaggio unico alla
bellezza della citta’ eterna. Sia per quel che riguarda gli esterni sia per
quel che riguarda gli interni. Intendo, ad esempio, la terrazza davanti al
Colosseo, avendo abitato a poche centinaio di metri penso sia quella dove
abitavano i due grandi attori Giorgio De Lullo e Romolo Valli, e l’interno del
negozio dove Sabrina Ferilli sceglie l’abito per andare al funerale. Con una
scena di nudo che non si confa’ a lei e al film e a Sorrentino. Architettura
fascista, forse Marcello Piacentini ma piu’ in la’ non vado, non mi espongo, ci
sono altri che sono esperti in architettura, io no. Della trama, semplice ma
riassunta in una battuta terribile che recita “io non volevo fare le feste a
Roma, io volevo avere il potere di farle fallire” che rimanda ad altre feste e
festini ben noti, non si puo’ che dirne bene, mentre fanno il trenino ballando
Toni Servillo/Jep Gambardella dice allegro a Iaia Fiastri “”facciamo il piu’ bel
trenino di Roma”, perche’ la scrittura e’semplice, cruda, nuda. Nitida e
tagliente come la lama di un bisturi. Le scene? Sono la specialita’, il marchio
di fabbrica di Sorrentino, e lo rimarranno. Allievo di Fellini. Allievo promosso
a pieni voti. Immagini evocative, mozzafiato, stupende, movimento di macchina
che lasciano stupiti e danno vita a scene una piu’ emozionante dell’altra. La
recitazione? Nun ne parlamo proprio, direbbe il personaggio della signorina
Ferilli. E concorderemmo con lei. Servillo, non si sa perche’e per come, e’
sempre piu’ bravo - il fratello Peppe, cantante della Piccola Orchestra Avion
Travel, ancheggia e balla non male in una scena – con la sua recitazione fatta
di sguardi, silenzi, rughe, risatine, cinismo apocalittico ed elegante. La
signorina Ferilli, che dalla nasccita sappiamo essere stata baciata dalla
Natura, mostra quello che e’ veramente e che le forme hanno sempre messo in
secondo piano o oscurato completamente: una grande attrice. I frettolosi
frequentatori delle sale cinematografiche l’hanno etichetta come “nuova Anna
Magnani” o “ammazzaquantebbona” ma hanno sbagliato di grosso. L’abito non fa il
monaco e un fisico da sogno non fa una starlet qualsiasi, di quelle che stanno
assassinando a colpi di natiche, seni e vagine il cinema, italiano e
statutinitense in particolare. Innanzitutto va detto che la signorina e’ donna
estremamente intelligente e non si e’ ridotta a bambola gonfiabile o canotto,
fate voi, e’ donna e femmina esremamente bella e sensuale e lo sa e si diverte a
irretiscce – a Sabri’, semo tutto ‘na rete, da’uno retta ar barbone – e sa
essere attrice di grande spessore. Datele una storia, un personaggio che non
deve mostrare le forme, datele un copione, uno sceneggiatore, un regista che non
la veda nuda, un film, magari anche piccolo piccolo, dove per contratto sia
scritto che non deve spogliarsi poi ne riparleremo. Si esprime con i grandi
occhi belli, con movenze antiche, con il corpo, magnifico, esposto con
naturalezza e il personaggio, drammatico, che dipinge giganteggia e impaurisce
con la sua tenerezza, bellazza, ineluttabilita’ della morte. Colui che fa il
padre, a Roma di notte ne girano a miglia. Mi scusi ma non sono riuscito a
riconoscerla ma pensi che sia Urbano Barberini, o Stefano Dionisi,ma da
spettatore le posso dire che le sue battute fanno male, Complimenti anche a lei.
Carlo Verdone si e’ finalmente ricordato che oltre al regista fa l’attore. E
l’attore deve interpretare anche ruoli drammatici se non vuole essere
etichettato per tutta la vita come attore e regista comico. E basta. Si ricordi
sempre, lui romano, che Aldo Fabrizi, e ripeto Fabrizi Aldo, era un baluardo
della comicita’, da solo o un compagnia, ma da regista e attore ha diretto e
interpretato anche Emigrantes, il piu’ bel film mai fatto sull’ emigrazione, in
Argentina, e Roma citta’ aperta di Roberto Rossellini, si, don Pietro. Se lo
ricordi quando legge o scrive un copione, magari ci regala ancora momenti
memorabili come questo. (Parentesi: saluti a Lele Marchitelli, e Serena, che lo
accompagna alla chitarra,lui bassista nella scena in cui fa Verdone recita a
teatro). Carlo Buccirosso e Iaia Forte. Roberto Herlitzka e Massimo Populizio,
Dario Cantarelli, “morettiano” di lungo corso, Pamela Villoresi, una strepitosa
Francesca Neri che, chissa’ perche’, e’ sempre piu’ affascinante e bella e
recita magnificamente. L a signora di bassa statura di cui non so il nome ma so
che e’ una grandissima attrice, la direttrice del giornale per intenderci,
Serena Grandi, che con la cocaina ha avuto a che fare e che in pochi minuti
dispiega il disperato vuoto di una vita, Giorgio Pasotti, che oltre ad essere
molto bello e’estremamente bravo e schivo, il che e’ magnifico. E Lillo, non mi
dite di dirvi il cognome, e se lo sapete fatemelo sapere, perche’ lo confondo
con quello di Greg, straordinario mercante d’arte e psicopatie moderne. La
Santa, non me ne voglia l’attrice che l’ha interpretata ma il truccatore si e’
superato e merita tutti i premi possibili ed immaginabili. Superba
interpretazione fatta di poche frasi, molte dette con il volto e gli occhi. 104
anni. E poi dicono che la vecchiaia...E la bionda bambina artista in quel
trpudio di colori e follia vangoghiana. La scena, non me ne voglia Sorrentino,
mi ha subito ricordato Blow up di Antonioni, con Vanessa Redgrave e David
Hemmings, quando ai magazzini londinesi Simpson di Piccadilly, ora superba
libreria Waterstone con annesso ristorante che vi consiglio vivamente di
visitare se mai andrete o siete andati o ritornerete nella citta’ natale di
Sherlock e Mycroft Holmes. Si’, la bambina invasata, posseduta quasi dall’Arte,
come un giovanissimo, irsutissimo, arrabiatissimo, e gia’ superltivo, Jeff Beck,
allora negli Yardbyrds che si sarebbero esibiti a Sanremo con Lucio Dalla in
Paff bum un tuffo dentro al cuore, quando suona ee si infervora e butta giu’ e
distrugge i manichini del grande magazzino dove si svolge la scena del film.
Epocale. Come in La grande bellezza. Davvero grande. Davvero bellezza. Al
contrario di quel che si crede e propugna in quell’ambiente e in Italia in
generale, non conta l’apparenza ma l’essenza. Less is more, meno e’ piu’,
c’e’scritto su una maglietta che acquistai nel newyorchese Whitney Museum
deidato a uno dei miei pittori preferiti, Edward Hopper: e’ vero. Da amante e
appassionato di cinema voglio dire sono due cose. Una: bene il personaggio
interpretato da isabella Ferrari - “sono ricca” senza spiiegare come e perche’
mi sembra dichiarazione-epitaffio di rara durezza - che aveva gia’
interpretatoper lui una pubblicita’ di biancheria intima (peccato il photoshop
avesse poi privatola signora Ferrari dell’ombelico) ma perche’ la scena a letto
e la butta che lei si fa le foto nuda e vuole mostrargliele? Non basta quel che
si ‘ visto? Senza nulla toglier a l corpo della signora Ferari. Due: ma quanto
sarebbe stato bello rivedere, girato da Sorrentino, l’episodio Le tentazioni del
dottor Antoni che Federico Fellini giro’ per Boccaccio ’70? Peppino De Filippo e
una prorompente Anita Ekberg, ovviamente post La dolce vita? E la canzoncina
“bevete piu’ latte, il latte fa bene”? Era girato nl grande spiazzo che stava
all’Eur, a sinistra andando verso il nerviano Palazzo dello Sport. No si puo’,
sta prendendo forma la “Nuvola”. Di nubi o di fumo? Bravo Sorrentino. E bravi
tutti. Mi avete fatto essere orgoglioso di essere nato a Roma, capitale
dell’Italia. Unita. Non e’ davvero poco
Sunday 8 September 2013
amici miei
Allora allora
allora, amici miei lettori appassionati, qui il tempo si sta finalmente
mettendo al fresco e si e’ rivista l’amica pioggia quindi, se mi va, me ne vado
da Gerry, Leona, Q. e Greg all’Irish Film Institute, e mi vado a vede e The
great beauty di Sorrentino. Sul quale ho letto pareri assolutamente discordanti
da parte di Andrea Spinelli, si anche se manderebbe all’ Oscar Tornatore che non
ho visto, e Francesco Gentiloni, assolutamente no. Pareri opposti, stimo immensamente
tutti e due. A Zaccagnini, non ai posteri, l’ardua sentenza. Certo, This must
be the place e il suo spiegare Fellini non depogono affatto a suo favore ma
Paolo Sorrrentino e’ una persona molto divertente, intelligente e simpatica. Ma
e’ italiano. Deve fare molte cose. Tutti, e mi pare si veda, in Italia devono
fare. Non percepisco esattamente cosa, e con me il mondo intero, ma devono tutti farla questa cosa. E il lavoro
che fanno. Sbagliato. Una volta giornalista sempre giornalista, e il posto dove
ho lavorato debordava, e deborda ancora credo, di gente che deve fare molte,
moltisisme cose. Comunque Sorrentino, che ricordo sorridente con figlio al
cinema Royal a vedere il suo magnifico Il Divo in un pomeriggio agostano dal caldo
terribile, ha fatto uno dei film italiani piu’ belli di sempre. In assoluto e
senza storie. E il cui dvd conservo
gelosamente, che credo segno’ la sua prima esperienza di collaborazione con
Toni Servillo, Signor Attore. Un uomo a meta’, mezzo tempo dedicato alla vita e
alla tragica morte del Mio Capitano, Agostino Di Bartolomei, e l’altra al defunto e grande
Franco Califano. Due uomini veri. Che pagarono, uno con la vita e l’altro con il carcere, i loro credi. E,
credetemi, non e’ facile non rinnegare le proprie idee e convinz ioni. Soprattutto
in certe ambienti. E ricordatemi, un giorno, di raccontarvi l’aneddoto sulla
mia barba. Si, ahime’, io porto la barba. Obsoleta come il sottoscritto.
Lasciatemi dire al sinor Servillo che qui al film l’Irish Times ha dato 5
stelle su cinque, che Sorrentino per certi tratti e’ stato paragonato a Federico Fellini e lui a Marcello
Mastroianni, lasciate che giudichi da solo, e che e’ maestro della recitazione
che io chiamo ”a levare”. Eduardo De Filippo, Turi Ferro, Salvo Randone, tuttti
attori che parlavano con gli occhi, il volto, le espressioni. Come gli antichi
attori greci e romani. Ogni giorno ringrazio e saluto qualcuno, poi no, sempre
nella speranza di poter mandare il pezzo, quindi grazia Rita, grazie per ieri,
oggi e domani, grazie per l’offerta d’aiuto che, conoscendomi assai bene,
cadrebbe rovinosamente nel vuoto. Patrizietta, la Puffa che tu conosci, nemmeno
ci ha provato a cercare di aiutarmi, sa chi sono e cosa sono. Un pezzo di
marmo, ovviamente di Carrara vista la mia fede politica, “ma sempre de marmo
sei, a Zaccagni’”. E che nun ce lo so’, a puffa? Eppoi Elisabetta, Betta, Malvagna, la piu’ bella e brava che ci sia, con me protagonista sanremese di un derby
indimenticabile protagonista uno dei tanti che Rosella Sensi, Bruno Conie
Daniele Prade’ non erano da A.S.Roma, Vincenzo Montella. Madre, moglie, di Bendetto, e collega encomiabile ed semplare. Che ha
chiesto per me un’Oscar, il sanlorenzino Roberto avrebbe subito aggiunto “da
bbagno, ‘n fronte”. Elisabe’, ma che te sei ‘mpazita? Elisabetta, non
scherziamo, parliamo d’altro e organizza i fans. Legioni, mi raccomando. E
Annarita e Stefania, impagabii nella loro amicizia e serieta’. Vorrei, ma non posso, dispiegare tutto me stesso ma la
tecnologia, la tecnologia...E Cerruti Giovanni, non Gino. “Il suo nome e’” Giornalista. Forza della natura. L’ironia
fatta persona. Come l’amicizia e la
simpatia. Il Festival di Sanreo si ricorda ancora di noi. Direte voi, ma che fa
questo? Ringrazia? So’ tutti belli, boni
e bravi, ma quanno mozzica? Mozzico quanno devo da mozzica’, chi non sa il
dialetto romano, quello di Belli, Trilussa e Pascarella, si adegui. Ora non
ditemi come rispondervi perche’ allo stato attuale delle cose piu’ che scrivere
non posso. Vari maghi del computer si sono offerti anche dalla madre patria ma
mi sembra eccessivo. Grazie per i tanti messaggi, magari quelli firmati con pseudonimi
si appalesassero... che nun ve mozzico,
a belli. Comunque il Direttore, Roberto D’Agostino, mi fa scrivere, mi ha
chiesto di segnalargli pezzi interessanti dalla stampa internazionale, ha
pubblicato subito l’intervista alla guardia dlel corpo, 96 anni e morot
recentemente, di Hitler, e quindi se
guardete ogni tanto spunto. Come un fungo. Grazie alla pioggia celtica. E poi
fate bene perche’ Dagospia vi invorma. Ripeto, vi informa. Mi posso dimenticare un mitico proto del posto dove ho
lavorato, Luigi Pasqualetti, detto Giggi e padre di Franco, cuore di Garbatella
che da giovane impazzava nell’allora foltissima tipografia con l’idrante per
gli incendi, e altro ancora, scatenando risate, e altro? E un pensiero va a Silvano
Rizza, che a 90 anni se ne e’ andato. Diceva che lui non andava mai ai funerali
e sarebbe stato solo al suo. E’ stato di parola. Come sempre. C’e’ un famoso
libro di fantascienza il cui titolo recita “la luna e’ una severa maestra”.
Ecco, Silvano Rizza era, e’ stato un severo maestro. Che aveva fatto l’Italia
dopo la tragedia dela seconda guerra
mondiale. E per me persona indimenticabile. Aveva scitto un piccolo libro,
copertine rosa e verdino, in cui spiegava, preciso e succinto
e senza fare nomi, il lavoro del Giornalista e come non si doveva assolutamente
scrivere un pezzo . E li’ cito’aveva citato un nome: Paolo Zaccagnini. Grazie, Silvano. Ho imparato
la lezione. Magari non la scrittura e la punteggiatura, come volevi te, ma l’essere Giornalista. Sacerdote, il piu’
laico e libero possibile. Poi, ultimo saluto tanto per dimostrare che esistono
amici longevi e veri, ad Antonio &
Guido. E Maris e Rossella. Con Antonio e Guido, e Maris che poi li ha sposati
ed era molto brava e diligente, abbiamo frequentato l’istituto di ragioneri Maffeo Pantaleoni, alla succursale del Villaggio Olimpico, da me interrotta
per rovinosa bocciatura al quarto anno causa la miseria matematica che si
trascina in me da quei giorni. Amici veri. Tre fratelli. Amicizia cementata
anche dalla partite a palletta, di Caccetta e che portavo io, che facevamo in
fondo alla grande aula dove facevamo i compiti in classe e dove il severo
professor Vitali, occhiali, baffetto da roditere e dita gialleper la nicotina,
ci piazzava per non disturbare chi faceva il compito in classe visto che per
lui noi tre eravamo persi. Antonio dottore, con tre specializzazioni, Guido
analista ed esperto finanziario, Paolo giornalista. Non ci e’ andata poi cosi’
male, professore. Bene, Antonio e Guido, che non sentivo e vedevo da dopo l’acquisizione
del diploma di ragioniere, hanno smosso mari, monti, oceani , Alpi e Cordigliera
ma alla fine mi hanno rintracciato. E a novembre scorso sono venuti a trovare
il malandato Zacca. Fratelli allora e fratelli oggi. Fratelli sempre. Ora mi
preparo per il mio omonimo, Paolo, quindi, tecnologia permettendo, ci leggeremo.
Siete pazientissimi. E bellissimi . Nun ve mozzico, ve vojo bbene
Thursday 5 September 2013
Che risposta,
amici miei. E come avete ragione circa gli errori. Voluti. Perche’ dovete
sapere, e tenere bene in mente, che durante tutti i miei anni passati a
scrivere ho sempre dovuto combattere con chi mi rimbrottava per i miei errori
di battitura. Ripeto, di battitura. Mi chiamo Paolo Zaccagnini, non Paolo
Zaccaagnini. Lo so. Perche’ sono arrivato a scrivere 9 articoli al giorno con 9
pseudonimi diversi. Due ve li ricordetere senz’altro. Philip Parker e David
Murphy. Il primo viene da Philip, Marlowe personaggio di Samuel Dashiall
Hammett, e Parker, il personaggio di Lawrence Bloch quando scriveva come
Richard Stark, e il secondo da Henry David Thoreau, lo scrittore anarchico
statunitense che ha cambiato la mia vita, Murphy, piu’ semplicemente il cognome
della famiglia dii mia moglie. E, strano a dirsi, oggi anche ottimo giornalista
economico, preciso e secco come deve essere un Giornalista, del notiziario
televisivo delle 21 perche’ qui in Irlanda
ci sono quelle solo di notizie e non la “plularita’ d’informazione
italiana”. David Murphy, al quale un giorno mi sono presentato a Rathfarnham,
Dublino e’ fatta di villaggi conglobati insieme, e mi sono complimetato con lui
poco prima che facesse un servizio giornalistico. Bravo. E anche simpatico. Lasciatemi ringraziare il mio amico Roberto
che mi ha spinto al grande passo, compiuto anche perche’ mi sbellicavo dalla
risate leggendo i pezzi da Venezia di Marco Giusti che giustizia con ironia e
sapienza l’italica critica, la sempre vigile Patrizia, Patrizietta da
Civitavecchia, la Puffa, e la sua Sally, Jack Russell da sposare, che
sfila in passerella, mia cugina Alessia, come tutta la sua famiglia laziale
sfegatata che spero convolera’ a giustissime nozze con un lupacchotto, il
biblioteracio Francesco sempre pronto a consigliare miglioramenti anche se sa
che ha davanti l’assoluto nulla. Parafraso Tacito, “hanno fatto un deserto e lo
hanno chiamato storia”, e dico e scrivo “hanno fatto un blog e lo scrive
Zaccagnini”. Z, l’orgia al podere, battuta antidiluviana ma sempre buona per
uno che un cognome che comincia con la lettera z. Meno male che ho lavorato con
tanti premi Nobel . Maria Rita Pinci, mia
prima corrispondente quando ero giovane e scapigliato capo delle pagine di Fosinone&Provincia
Romana nel mio ex posto di lavoro, She Who Can Everything, Daniela “Baba” che
ha coniato l’espressione “sapere lavico”, la trovo folgorante, e tanti altri
ancora, a comiciare da Lorenzo Fiocco da Campoligure, per me sempre Lorenzino e
io per lui sempre “u figgetto du Zaccagniin” , che conosco da quando avevo tre
anni in quel di Arenzano, Genova, dove sgambettavo sulla spiaggia d’estate con
cappellino da alpino e scarpette da montagna e santa Orlandina, mi madre Dina,
me lo permetteva fulminando con lo sguardo chi si azzardava a vedere con
umorismo il suo amato figlio, gia’ allora cocciuto e “hors du tropeau”, fuori
dal gruppo, come recitava la testata di un giornale anarchico francese degli
inizi del secolo passato.Sempre fuori dal gruppo anche quando mi si gridava
l’orrido mantra “macchettefregamalllasciasta’matiraacampa’” Io scrivo e scrivo
- devo ringraziare Paola, Federica, la risposta italiana alle gemelle Kessler,
e Gianluca per la cassa di pesto, Il pesto di Pra’, chi mi hanno mandato per il
mio compleanno – ma quanto scrivo vedra’ mai la luce? Boh. Allora comincio con
i consigli, i conigli li lascio ad altri. Avevo in mente di fare un blog che
parlasse di cinema, libri, musica e varia inumanita’, per me, ma oggi, secondo blogiorno,
mi limito ai primi due. Spendo una parola, lei sa perche' e me ne scuso, per la mia amica napoleana Diana Lama, cardiologa come il marito Domenicao nonche' superba autrice di romanzi e racconti polizieschi, amica mia e persona seria e squisita. Scrive acconti
strepitosi ( uno lo ha pubblicato l’Ellery Queen Magazine quindi, come dice il
mio amico Eros Ramazzotti, “’a Zacca, mica stamo a pettina’ ‘e bambole”) e libri
altrettanto belli mi permetto di dire che il suo L’anatonista e’ ottimo, sa di quello che scrive e non va
in tv a parlare e pontificare. Quando non si occupa, professionalmete, di cuore
si occupa di scrivere.E allora i cuori li spacca. Come, non me ne vorra’ Diana
dagli occhi di mare, il professor Giorgio Todde, oftalmologo supremo in quel di
Cagliari, e il docente universitario palermitano Santo Piazzese. Leggeteveli e
ditemi cosa ne pensate/rete. Uno spero
pubblichi ancora per Frassinelli, l’altro per la mia casa editrice favorita da sempre, Sellerio. Che , grazie a Elvira e
Antonio, ha pubblicato due libri consigliati da sottoscritto. La figlia del
tempo di Josephine Tey, scrittrice contemporaea di Agatha Christie eNgajo
Marsh e Doroghy L. Sayers, funestato da un refuso tipografico storico
nella mia postfazione, e tutti quelli di Colin Dexter protagonista l’ispettore
Morse. L’ultima puntata delle sue avvventure televisive, mi dispiace tanto per
reality-shows e affini, vanta il maggior numero di spettatori totelizzato da un
programma televisivo inglese, 18 milioni di spettatori. Dite la verita’ morite dalla
voglia di saper e di quale refuso parlo? E non fatto da me ma da un’anonimo
tipografo panormita? Chiudevo la postfazione ricordando che avevo trovato il
fantastico libretto al Dandelion Market , ora un delizioso fish&chips shop,
nell’”amata Dublino”, ripeto,” amata Dublino”. Ancora scorreva tanto sangue in
Irlanda per i Troubles, gli scontri religiosi sanguinosi in Irlanda del Nord, ancora
si piangeva disperati per l’incredibile violenza settaria e usci’ quindi...
“armata Dublino”.Aggiungo altro? Volevo farvi sbavare un po’ con la vecchia tv
- statunitense, inglese e francese - e il cinema d’annata ma i dvd chiamano, io
di tecnologia so pochissimo o nulla quindi le lunghe chiacchiere le lasceremo a
piu’ in la’. Ricordatevi soltanto King of the Wild, Drums of Fu Manchu, The Phantom, Jungle
queen, The Green Hornet strikes again e Buck Rogers, ne sentirete riparlare. E Jo con Jean Reno, uno dei miei attori
preferiti, figlio di repubbliani antifrancisti spagnoli nato in Francia. Ora
dvd, amici miei e lettori immaginari, saluti dall’assolata Dublino, Z
Dovrei scrivere
dall’”assolta Dublino,” Puffide?
Se voleste
leggere i necrologi di Elmore Leonard, Giancarlo Bornigia e Seamus Heaney che
mi ha chiesto di scrivere Roberto, D’Agostino, andate su Dagospia. E
leggetevelo bene bene. Tutto il sito. Il Giornalismo. Thank you
Oggi, e ieri che ho scritto quello che state leggendo, chi mi conosce sa che sto vivendo una crisi epocale, che in passato si limitava a bestemmie, pessime parole e rotture di tastiere e computer quindi no me ne vogliate se ci mettero' molto a ingranare. Molto molto. Comunque ringrazio, in ordine sparso, Maria Rosaria, Michela, Elisabetta, Alberto, Saverio, Alfredo e quantaltri hanno avuto apprezzamenti. I ringraziamenti io invece li devo a Roberto che, a terzino vecchio stampo, mi ha picchiato per anni alle caviglie e alla fine mi ha riportato a scrivere, che e' la mia vita. Da 14 anni malata, e non capita, ma e' la mia vita. Il ragionier D'Agostino alla fine l'ha avuta vinta sul ragionier Zaccagnini. E bravo.
Vedete il problema, insormontabile e incompresibile, con la tecnologia per uno come me che viene Da Cro Magnon e Neanderthal e' che sono sa quando cominciare e quando e come finire quindi va avanti, avanti, avanti...Che era anche la testata nella quale esordii facendo piccolissime recensioni. Ho tanti ricordi legati ai nomi che ho appena menzionato, e anche ricordi, belli e tristissimi, con quella scheggia futuribile che e' mia cugina Alessia. Ma tutti, tutto il mondo e le galassie, la mia famiglia, sono dei portenti planetari tecnologicamente parlando. Basta vedere e sentire l'espresione e gli sguardi che fa e che mi lancia mia figlia Nora quando azzardo domande minimamente tecnologiche Si sono rifatti della mia drammatica improntitudine e nequizie. Chiudo, ci provo, con una lieta, lietissima novella: il bassista, inglese di nascita e irlandese d'adozione, Adam Clayton a 53 anni si e' sposato, fotografo d'eccezione Dave Evans, che voi conoscete come The Edge. Matrimonio vero, civile, 18 persone a casa Clayton, a Rathfarham, per celebrare il lieto eventi, genitori di lei, brasiliana molto bella e forse in dolce attesa, presenti e raggianti. Ecco, un gran musicista, una grandissima persona., perche' loro quattro,gli U2, sono prima di tutto persone specchiate, squisite e vere, che e' normale, che ragiona, non si e' montato la testa, non sproloquio, non starnazza, non pontifica. Non twittta e credo che non abbia anche la pagina Facebook, ben lontano dagli antisocial networks che hanno intasato centinaia di milioni di vite portando con loro solo solitudine. Solitudine, tecnologica, ma solitudine. Per creare questo blog venni convinto a entrare in Facebook, che h una pagina a mio nome ma con la quale non c'entro affattto. 15o richieste d'amicizia in unsolo giorno.Sono stato inFacebook da maftedi' pomeriggio a giovedi' pomeriggio, io gli amci me li scelgo, con Roberto e Renato siamo amici da ragazzi. E quanto ci siamo divertiti.Ora vi lascio, finisco di vedere la prima serie di The bridge, coproduzione danese/svedese/tedesca superlativa anche se qui gia' si favoleggia, grazie alla recitazione di Luca Zingaretti e ai posti insuperabili in cui viene girata, de Il giovane Montalbano, che non vede il romanista Zingaretti protagonista. La Bbc lo manda in onda il sabato sera, come i polizieschi nordeuropei, quindi credo valga la pena vederselo e goderselo. Prima, domani sera, tifo sfegatato per l'Irlanda di Giuanin contro la Svezia per le qualificazioni mondiali. Siamo messi male, molto male, ma abbiamo Trapattoni. Come recitava una maglietta messa in vendita prima degli Europei dello scorso anno, In Trap we trust. In God magari no ma Trap e' Trap. Leggete, diffondete, scrivete. Arrabbiatevi. Vi voglio bene, a qualcuna piu' di altri, Z
Tuesday 3 September 2013
Buon pomeriggio, bentornati lettori. I miei unici padroni. Mi sono fatto il regalo di compleanno, questo blog, ma la vedo durissima. Nonostante gli incoraggiamenti di molti. Il mio faterno amico Roberto D'Agostino, la mia collega Patrizia Saladini, il mio amico bibliotecario Francesco Gentiloni. Un ostacolo insormontabile si frappone e coloroai quali voglio indirizzarmi: la tecnologia. Dove lavoravo su 283 giornalisti sono stato il 282esimo ad accettare di scrivere sul computer anche perche' l'ultimatum era stato chiaro e netto, o computer o grandi difficolta',. Gia' ne avevo di notevolissime cosi' scelsi il computer. Per la gioia estrema di proti e tipografi, allora c'erano, felici di non dover piu' aver a che fare con le mie chilometriche correzioni che piu' di una volta avevano portato i poveri signori tipografi sull'orlo dello sciopero, e delle percosse, violente, per il sottoscritto. E i dimafonisti, quelli che prendevano i pezzi che dettavo al telefono, liberi della schiavitu' "de quer barbone de Zaccagnini" e dei miei nomi, di gruppi e artisti, in inglese. Che portarono a un memorabile errore, forse il piu' divertente e grossolano, apparso in un mio pezzo. Arrivano i Dire Straits a Bologna, la mia superba, splendida figlia e' piccola, un carissimo amico ci invita in campagna, a Orte, parto ma, giunto li', da giornalista, alla Prima pagina di Billy Wilder, mi invento una balla colossale e salgo sul primo treno per Bologna, lasciando figlia, consorte e amici in lacrime. E' la stampa, bellezza. Concerto bolognese strepitoso, caldo africano e niente affatto padano, insetti piu' micidiali della RAF e dell'aviazione tedesca, ressa alighierica. Tutto finisce, mi precipito a dettare il pezzo, con particolare attenzione che un roadie, uno di quelli che lavoravano con la la band, ha ricacciato a pedate, ma senza la minima cattiveria, dei fans focosi che si sentivano molto "sultani dello swing". Scrivo "una robusta suola inglese", detto, la mattina leggo il giornale. "una robusta suora inglese". Che dire? Saki o suicidio? Come disse il patrota milanese Amatore Scesa, "tiremm innanz". Grazie a voi lettori. Chiudo qui il mio primo, difficile blog consigliandovi, se volete leggere di Elmore Leonard, Giancarlo Bornigia e Seamus Heaney, il sito d.infirmazione italiano, Dagospia. Roberto e'amico mio? Renato Fiacchini, in arte Zeroo, e' amico mio? No, sono fratelli. E io, nonostante finora abbia scrito di decessi, non sono ancora un becchino. Volevo soprassedere e scivere domani ma no, e' morto un poeta, il premio Nobel della Letteratura \seamus Heaney, i grandi organi di informazione hanno taciuto, salvo oggi uno che ha titolato che gli U2 erano ai funerali di Heaney, e quindi ho dato retta all'ultima frase che ha detto alla moglie Marie, e non Mary come ho scritto maldestramente per Roberto. Don't be afraid. Non ho avuto paura. E mi sono buttato. Spero di riuscire a farmi leggere altrimenti Paolone Zaccagnini, come mi chiama sempre Roberto, lo trovate da lui, su Dagospia. Speriamo di riuscire a scrivervi ancora, gtecnologicamente sono mare-terremoto di incredibile portata. Scusatemi. E leggetemi, Z
Il titolo del blog viene da un piccolo saggio di Jonathan Swift, che con Henry David Thoreau ha cambiato la mia vita. Chi di voi legge, molto o poco, deve correre in libreria., acquistarlo e leggerlo. Poi mi direte
Il titolo del blog viene da un piccolo saggio di Jonathan Swift, che con Henry David Thoreau ha cambiato la mia vita. Chi di voi legge, molto o poco, deve correre in libreria., acquistarlo e leggerlo. Poi mi direte
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